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Ichino: Non torno. Con Fassina ci si rivede al governo Tommaso Giuntella: Io in Parlamento? Se serve

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Download ASCOLTA – Intro, poi Giuntella sul futuro suo e del Pd
Download ASCOLTA – Pietro Ichino: col Pd, alla fine, ci rivedremo…
Download ASCOLTA – Michele Azzu porta gli auguri della Rockwool

ichino1Ultima puntata del 2012 per Comincio Lunedì. Con Matteo Marchetti e Luca Sappino ci sono il senatore Pietro Ichino, fresco di divorzio dai suoi compagni (o amici? Boh?) democratici, e in particolare da Stefano Fassina, e Tommaso Michea Giuntella, il più scagnozzo degli #scagnozziperBersani.

Sarà Tommaso Giuntella (ascoltalo nel primo player) uno dei prossimi parlamentari? L’interessato risponde come Monti: «Vado dove c’è bisogno di me». Intanto però, «curo la comunicazione della campagna», dice. Ma si sa, nella tradizione del centrosinistra, il futuro dei portavoce: un seggio. E allora, da futuro parlamentare, chiediamo a Giuntella a chi si rivolgerebbe, se la coalizione delle primarie non dovesse avere i voti che servono, almeno al Senato: «Prenderei la carta d’intenti e direi: questo è quello che vogliamo fare. Chi ci sta?». Già chi ci sta? «Immagino le forze che saranno capaci di arginare il populismo della Lega e del Pdl», quelle montiane dunque. La coalizione però – sia ben chiaro – «è quella delle primarie», seppur con l’aggiunta della nuova formazione centrista, fondata da Tabacci e dagli ex Idv, Donadi e Formisano. Poche speranze dunque per Ingroia e gli arancioni del quarto polo: «l’alleanza – ripete ancora Giuntella – rimane quella del patto “Italia Bene Comune”». Di magistrati, insomma, basta il procuratore nazionale antimafia Grasso.

Pietro Ichino (lo potete sentire nel secondo player) chiude invece il suo 2012 riassumendo la storia di un divorzio consumato «sullo spirito della carta d’intenti che si è andato perdendo – dice il giuslavorista – da quando Vendola ha detto che sarebbe stata la pietra tombale dell’agenda Monti». Ma non è tutta colpa di Vendola, però. Pietro Ichino parla di Fassina («sempre con grande rispetto»), e si giudica incompatibile. Se ne va, dunque, per non tornare. «Ci sono tanti altri che la pensano come me – dice poi – ma non sono un apripista né voglio subire il processo che abbiamo troppo spesso dedicato a chi se ne andava. Alcuni di quelli che vivono la mia stessa sofferenza hanno deciso di rimanere e fare la battaglia dentro il partito. Io ho preferito misurarmi nel progetto di una lista dal profilo chiaro, veramente europeista». Per rivedersi poi in Parlamento? «Dopo il voto».

In chiusura (terzo e ultimo player) Michele Azzu, dell’Isola dei cassintegrati, lancia la sua personale lettera (in ritardo) a Babbo Natale: è scritta con la viva voce del operai della Rockwool, murati da oltre 40 giorni nella miniera di Villa Marina, nel Sulcis.

Buon anno!


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